- 3 Aprile 2023
- Matteo Fratarcangeli
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- Comuni
Ciampino (RM) 31 Agosto 2024
PASOLINI, L'UOMO MERCIFICATO E OMOLOGATO - villa aldo moro 19:30
Il territorio in gran parte coincidente con l’attuale comune di Ciampino, da sempre attraversato da grandi vie di comunicazioni, non ha mai avuto una storia rilevante, ma si è sempre trovato stretto tra altre aree, più importanti, protagoniste di storia. Sono innumerevoli le città sorte completamente dal nulla nel secolo scorso. Ciampino è una di queste: nella zona dove Ciampino è sorta, non v’era traccia nemmeno del più minuscolo borgo, né di rare case sparse, fino alla fine della prima decade del Novecento. Ciò è accaduto anche con il centinaio di “città di fondazione” (centri urbani realizzati con progetto unitario) concepite dal regime fascista in Italia negli anni trenta (tra cui Sabaudia, Aprilia, Pontinia, Littoria – l’attuale Latina-); ma la nascita di Ciampino non ha alcun legame con queste. È precedente allo stesso regime e fuori da quel piano di fondazione.
Oggi la troviamo in una posizione baricentrica di un’area del quadrante sud-est della provincia di Roma che parte dopo Tor Vergata ed arriva ai confini della provincia, prima di Aprilia. Un’area, individuabile come una vera e propria faglia di sutura tra Roma e l’area socioeconomica omogenea dei Castelli Romani, che si snoda lungo assi trasversali rispetto alla tessitura radiale romana; un’area priva di unità ed autorità amministrativa, ma con storie simili: storie di immigrazioni, concentrate e consolidate nella seconda metà del Novecento [3], di popolazioni che si insediano su territori periferici e quasi di risulta rispetto alle unità amministrative originali (Roma, Marino, Castel Gandolfo, Albano, Lanuvio). Popolazioni che hanno problemi comuni, che spesso si servono di servizi comuni (ferrovia, strade, centri commerciali), ma che mai riescono a condurre azioni comuni perché diversi sono i loro referenti istituzionali. Un’area che potremmo definire la città negata.
Diversamente dalle altre zone di quest’area, Ciampino acquisisce la sua autonomia amministrativa dal comune di Marino a cui il suo territorio apparteneva, a 65 anni dall’inizio della sua formazione; dopo altri 30 anni assume anche formalmente il titolo di Città. Perdente e lacerante invece la battaglia intrapresa da Frattocchie, Santa Maria delle Mole, Cava dei Selci che riusciti a trovare almeno un nome in comune (Boville), han visto svanire la loro autonomia amministrativa da Marino a colpi di sentenze di Tar. Morena, Sette metri, Centroni, con la costituzione del X° Municipio di Roma vedono avvicinato il loro referente. Pavona rimane addirittura divisa tra tre referenti amministrativi: Roma, Albano, Castel Gandolfo. Il borgo di Tor Vergata si è letteralmente dissolto tra i nuovi interventi direzionali ed i conseguenti milioni di metri cubi degli ultimi anni.
Alla ferrovia, ed in particolare alla sua stazione, la Città deve il suo nome [4], il luogo [5] e la condizione sine qua non della sua nascita, ma ancor più il raggiungimento del suo attuale sviluppo ed il ruolo che svolge nell’area dove è oggi inserita. Nella seconda decade del Novecento, con la forza dirompente di quel periodo impetuoso si concretizzano su questo lembo di terra, due accadimenti: l’Aeroscalo di Ciampino e la Città Giardino di Ciampino.
Entrambi si concretizzano sessant’anni dopo che un altro grande evento aveva investito questo stesso territorio: la costruzione della prima ferrovia dello Stato Pontificio: la Roma-Frascati i cui lavori, dopo un lento avvio entrano a regime nel 1853 e la ferrovia si inaugura nel 1856. Quattordici anni dopo, a quattordici chilometri di distanza, la capitale dello Stato Pontificio diviene la capitale del Regno d’Italia e la popolazione di Roma (città, suburbio e agro, l’attuale territorio comunale) in cinquantotto anni triplica passando da 176.002 abitanti nel 1853 (Censimento dello Stato Pontificio) a 542.123 nel 1911(Censimento Istat).
A cavallo tra il XIX e XX secolo, il mutamento indotto dal passaggio della ferrovia e dal nuovo uso del territorio, richiesto dall’aumento della popolazione della capitale del nuovo Regno d’Italia, è nel pieno del suo sviluppo: territori fino alla metà dell’Ottocento abbandonati o utilizzati per la pastorizia cominciavano ad essere utilizzati per produzioni agricole. Non è un caso che proprio in questo periodo, durante lo scasso dei terreni per l’impianto di vigne nuove, vengono alla luce (e molto spesso velocemente ricoperti o peggio dispersi) i più importanti reperti archeologici della zona: si ricordi per tutti la villa di Voconio Pollione.
Cambiano anche i decisori di quest’utilizzo: si fanno avanti fattori, amministratori, curatori vari che fanno da snodo tra la proprietà fondiaria e le braccia che sono in grado di lavorarla; cominciano a chiedere di esser ricompensati per i loro servigi con le proprietà di parte dei terreni che curano e, contestualmente, si registra un progressivo arretramento delle proprietà nobiliari (tutta l’area era, ancora alla fine dell’800, feudo dei Colonna).
Il nuovo uso del territorio, unito all’opportunità offerta dalla ferrovia e dalla stazione ferroviaria, determina un forte afflusso di manodopera, braccianti agricoli stagionali. Arrivano non solo dai territori più vicini dell’Agro e dei Castelli, bensì da tutta l’Italia Centrale: umbri, marchigiani, ciociari, come se i confini del vecchio Stato Pontificio contribuissero a definire queste prime correnti migratorie.
Ma fino alla fine del primo decennio del Novecento non si riscontra nessun tipo di nucleo abitativo. Fino a tale data è senz’altro più corretto parlare di punti di riferimento per i contadini marinesi, e per i braccianti stagionali che finiti i lavori se ne ritornano nelle regioni di provenienza, capanne di rimessaggio degli attrezzi agricoli che non si trasformano in case e tantomeno in case stabili. I presupposti per la nascita di un insediamento si ritrovano nel secondo decennio, per esigenze tutte interne al territorio, quella di evitare il ritorno periodico ai paesi di origine da parte degli stagionali. Esigenze che trovano un primo piccolo sbocco nelle lottizzazioni del 1910 all’Acqua Acetosa e dopo qualche anno, a guerra terminata, con l’assegnazione di “quarte” [8] agli ex combattenti a Casabianca, Mura dei Francesi,allora detta Frattocchiette e Morena anche detta Ciampino Vecchio.
Ma ciò avviene secondo una dinamica in atto in tutte le campagne vicine alla capitale. La diversità di Ciampino si ritrova nella sinergia che i due accadimenti sopra accennati, l’Aeroscalo e la Città Giardino, determinano, sia pure per soli vent’anni per poi perdersi nel mutare nel tempo, ma lasciando segni evidenti. Entrambi gli accadimenti sono determinati da forze istituzionali ed economiche, del tutto estranee alle logiche interne al territorio su cui si concretizzano.