- 3 Aprile 2023
- Matteo Fratarcangeli
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Montelanico (RM) 27 Agosto 2024
IL CAMBIAMENTO AMBIENTALE - PIAZZA CAVOUR 21:00
Citata per la prima volta nel 1154 in una bolla di papa Anastasio IV, fu fondata probabilmente intorno all’anno mille e subì nel corso dei secoli saccheggi, distruzioni e innumerevoli passaggi di proprietà: dai conti Ceccano passò ai conti di Segni, ai Pamphili Aldobrandini e infine ai Doria, cui appartenne fino al 1921, pur avendo ottenuto nel 1871 l’autonomia comunale. Il toponimo, menzionato nelle RATIONES DECIMARUM del Lazio (1328-1329), deriva probabilmente dal personale latino METELLUS, con l’aggiunta del suffisso -ANICUS e con la successiva sovrapposizione del sostantivo “monte”. Il monumento più celebre dell’abitato è la fontana decorata con putti, realizzata nel 1891 dallo scultore Ernesto Biondi. Agli inizi del Settecento, in puro stile barocco, è stata eretta la chiesa di San Pietro, che custodisce un prezioso ciborio quattrocentesco; risale invece al 1636 la chiesa del Soccorso, nella quale è conservato uno splendido affresco quattrocentesco raffigurante la Madonna con il Bambino; una snella torre campanaria affianca la chiesa del Gonfalone, nella quale si trova un pregevole dipinto cinquecentesco del Salvatore.
“Subito dopo Segni una verde e folta foresta…si stende un’ampia e bella distesa di prateria, solcata da torrenti, detta Colle Mezzo. E’ stato un vero godimento……questo succedersi di montagne e di valli, queste gole profonde e cupe, cosparse di tronchi abbattuti, mandrie, arbusti in fiore, sentieri incassati”.
Così Gregorovius nella seconda metà dell’ottocento descriveva la zona dei Lepini relativa a Montelanico.
Nel 1292 si stabilirono i confini tra il feudo di Collemezzo e quello di Norma, ma per avere notizie più documentate bisogna riferirsi agli atti del 1599 e del 1738 che con esattezza descrivono i confini definitivi con Carpineto, Gorga, Gavignano, Segni e Norma.
Il suo territorio è vario: la roccia carsica caratteristica dei Monti Lepini, che ha formato nel tempo ampi bacini, valli chiuse, inghiottitoi e laghetti più o meno estesi, pozzi, nicchie e volubri attraverso le quali si infiltrano le acque dei torrenti del Rio e dei fossi, ha reso brulle le montagne, mentre è ben alimentata la pianura sottostante.
Per l’allevamento del bestiame i pastori ricorrono ancora oggi a pozzi di acqua piovana; merita menzione il pozzo del Volubro* fatto costruire dai Doria-Phanfili, signori del luogo.
Montelanico possiede un patrimonio boschivo assai vario: querce ,faggi, ceri, ginepri, castagni ecc; vi si incontrano lepri , volpi, scoiattoli, tassi, ricci, caprioli, vipere, colubri e naturalmente il lupo.
Anche molti volatili popolano i boschi: ucupe falchi, tortore, gufi, merli, picchi ecc.
L’altopiano di Collemezzo, prima ricco di vegetazione, è ora adibito a pascolo, mentre nel 1600 era coltivato a grano e cereali e successivamente a castagneti.-
Montelanico il cui nome deriva probabilmente dalla famiglia dei Metelli proprietari di un latifondo fu prima abitata dal popolo dei volsci, poi dai Romani che vi fondarono ville e fondi rustici, come in altre zone della Valle del Sacco.
Oltre a reperti risalenti al periodo neolitico sono stati rinvenuti oggetti di età romana, resti di opere murarie, monete e frammenti votivi oltre a tegole per tombe “alla Cappuccina”.
A testimonianza di quanto detto sopra sono indicativi, nella tradizione orale, vocaboli che indicano le diverse contrade: La Jonara, Aramercole o Ortiana.
Un posto importante nella storia cittadina sono i castelli medioevali.
Il Castello feudale di Montelongo risalente al tredicesimo secolo prende il nome da Gregorio di Monte Longo figlio di Lando e cugino di Innocenzo III. Situato all’ottavo chilometro della Carpinetana, in cima ad una collina è oggi visibile una parete alta un decina di metri e larga sette, probabilmente il Maschio del Castello; tra i resti della costruzione si possono vedere traccie di una cisterna ellittica, una vasca rettangolare e una torre quadrata che poggia su un muro di sostegno (forse in età romana era una fortificazione) nonché tratti di costruzioni divisionali dei diversi alloggi. Nell’ 800 i Doria Pamphili fecero bonificare il terreno e il castello fu trasformato in una fornace dove probabilmente andarono distrutti tanti reperti e testimonianze della storia medioevale del castello.