- 3 Aprile 2023
- Matteo Fratarcangeli
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Alvito (FR) 1 Settembre 2024
PASOLINI, L'UOMO MERCIFICATO E OMOLOGATO - 18:30
Situato nella Valle di Comino, fa parte del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e della XIV Comunità Montana Valle di Comino. Ha il titolo di città in virtù sia del regio dispaccio del 1739 di Carlo VI sia del regio diploma del 1744 di Carlo III, come confermato con decreto del presidente della Repubblica Italiana del 4 giugno 1987. Le prime testimonianze della presenza di un paese (Civitas Sancti Urbani) risalgono al 967, mentre la fondazione del primo nucleo insediativo di “Alvito”, il cui nome sembra derivare da mons Albetum (monte Albeto), posto alle sue basi, rimonta all’anno 1096. Nei secoli successivi lo sviluppo demografico ed economico della zona superiore della città (l’attuale frazione Castello) portò alla nascita di altri centri delle vicinanze, tuttora esistenti. Nel corso del XIII secolo la signoria di Alvito passò sotto il dominio della potente famiglia dei conti d’Aquino, e dalla fine del Trecento venne posta sotto il governo della famiglia Cantelmo, trasformandosi all’inizio del XV secolo in Contea. A Rostaino Cantelmo si deve, nel 1350 la ricostruzione del Castello, distrutto nell’anno precedente da un terremoto.
Nel corso del Cinquecento, dopo essere passata al condottiero Pietro Navarro, la Contea di Alvito entrò nel dominio della famiglia Folch de Cardona, in particolare di Raimondo, viceré di Napoli, e dei suoi figli Ferrante e Antonio. Con questi ultimi, tuttavia, attraversò un periodo di generale degrado.
Dal 1595 Alvito e buona parte della Valle di Comino diventano feudo della famiglia Gallio, originaria di Cernobbio, che reggerà le sorti del ducato sino alla fine del XVIII secolo. I Gallio abbellisco il paese, ad esempio costruendo il palazzo ducale (Palazzo Gallio) e aprendo, nel 1665, Via Gallia (oggi Corso Gallio), la strada principale, e ne vivacizzano la vita culturale.
Nel corso del XIX secolo, la cittadina registra, in linea con la storia europea, la crescita della borghesia e la modificazione del tessuto urbanistico. Da un lato vede la costruzione di edifici signorili sul corso principale (come ad esempio i palazzi Graziani e Sipari eretti, rispettivamente, nel 1841 e nel 1858), che decretano la spinta economico-sociale nella parte “bassa” del centro, dall’altro vi è l’acquisizione dei segni di una vita civile propri dello spirito borghese, con la costruzione di nuove arterie stradali (in particolare il collegamento Alvito-Castello, terminato nel 1914) e l’istituzione di servizi primari (Ospedale, Pretura, Liceo, Scuola d’agricoltura).
Nella seconda metà dell’Ottocento, si registra in Alvito e in tutta la Valle di Comino un’impennata dell’economia, fondata prevalentemente sull’agricoltura, ma anche, accanto allo stagionale migrazione di buona parte della popolazione bracciantile nella campagna romana, i primi fenomeni di emigrazione sia verso l’Europa che verso gli Stati Uniti d’America.
Nel 1919, su iniziativa di Vincenzo Mazzenga, vi fu istituita la prima colonia agricola di Terra di Lavoro, per gli orfani dei contadini periti nella prima guerra mondiale, che rimase attiva sino alla metà degli anni trenta. Durante la seconda guerra mondiale, nonostante la vicinanza con il fronte di Cassino e la presenza di un comando tedesco, Alvito fu risparmiata dagli attacchi aerei. Mentre è stata più volte colpita da eventi sismici, i principali dei quali registratisi nel 1901, nel 1915 e nel 1984, che fortunatamente non ne hanno intaccato il patrimonio storico-artistico. A causa della mai cessata emigrazione, indotta prevalentemente dall’assenza di lavoro, così come avviene in altre piccole realtà meridionali, e nonostante il territorio ricada nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Alvito subisce da tempo un costante spopolamento.